ECCOCI, primo post (o puntata o episodio o numero, devo ancora decidere come chiamarli) di FRANCAMENTE FRANCO. Sono ancora abbastanza incredulo che ci sia più di qualcuno a cui interessa leggere quello che ho da dire, nel modo in cui lo dico. Mi lusinga e mi terrorizza allo stesso tempo. Leggi: sindrome dell’impostore vs tendenze narcisistiche.
Come anticipavo nei giorni scorsi, ci sono tantissimi temi che vorrei affrontare, legati ad altrettante persone che me ne hanno parlato e da cui sono esplosi, come fuochi artificiali, ancora più imput e idee. Li sto catalogando e classificando in modo da ottenere delle sezioni sensate, sulle quali poter sproloquiare mantenendo un filo logico e coerente. “Ce provo”. Voi continuate pure a scrivermi (tramite qualunque mezzo preferiate) che, prima o poi, qui elaboriamo tutto.
Nel frattempo, partirei dalla base base base di questo progetto, ossia l’assillante domanda che ci accomuna: “Ma cosa sto facendo?”. Spoiler: non ho la risposta. Né per me stesso né tanto meno per voi (sorry).
E allora partiamo coi vaneggiamenti!
Guardo il mio comodino sepolto da libri che ho comprato (con foga allarmante) nell’ultimo mese. Impilati uno sull’altro, leggo i titoli in successione: Viaggio intorno al mio cranio, L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello, Follia, Il mio anno di riposo e oblio, Brevemente risplendiamo sulla terra, Un giorno questo dolore ti sarà utile. SERENITA’? NON LA CONOSCO.
Scherzi a parte, mi rendo conto che si tratti di titoli molto noti e, francamente, era ora che li recuperassi anche io (sì, soffro di FOMO riguardo i libri più conosciuti o discussi). Buffo, però, come i titoli così affiancati rientrino in un filone piuttosto preciso o, per lo meno, in una papabile nuova sezione della libreria. Etichetta di catalogazione: non benissimo.
“Non benissimo” è un’espressione che mi piace, perché mi sembra rappresenti in modo semplice ed efficace quello stato d’animo in cui ci si sente un po’ girovaghi sulla Terra, senza particolari sofferenze, ma nemmeno sereni. Una situazione scomodissima perché non permette di sentirsi bene con se stessi e il mondo, ma nemmeno legittimati a lamentarsene. E, francamente, quanto è bello lamentarsi??
Lo associo a lanciare i sassolini in acqua: un piccolo ma gratificante atto di sfogo privo di conseguenze.
O forse no, ops. Dalle lamentele fini a se stesse, in realtà, non deriva nulla. Invece, quando scagli un sasso nell’acqua qualcosa succede: si inabissa per depositarsi sul fondale, anche se non lo vedi. Ma se quando compiamo un’azione non ne vediamo gli effetti, a cosa serve davvero lanciare sti sassi? Cosa sto facendo?
Ecco, talvolta la vita appare così: una serie di sassi lanciati nell’acqua che, a primo sguardo, sono finiti sul fondo senza esito. Non abbiamo apportato alcun cambiamento evidente al contesto di partenza. Le nostre azioni somigliano a una serie di piccoli sfoghi che ci hanno procurato piccole soddisfazioni. O c’è di più?
A ben guardare, in effetti, i sassi si sono accatastati. In alcuni casi ne è nato solo un mucchietto, in altri persino una torre. Quando il sasso più in alto emergerà, finalmente realizzeremo che qualcosa è cambiato. Che, in fin dei conti, qualche cosa l’abbiamo fatta per davvero.
PERO’ STICAZZI, QUANDO EMERGONO STI SASSI?
Allontanandoci dagli sproloqui simil-filosofici, questa tremenda sensazione condivisa di incertezza e scoraggiamento circa il presente e, soprattutto, il futuro, proviene in realtà da fattori molto concreti. Fattori esterni, su cui spesso abbiamo poco controllo e che influenzano il contesto in cui viviamo in modo drammatico. Uno fra tutti con cui, francamente, fa davvero schifo scendere a patti è il tema della precarietà economico-finanziaria. Signor tome (“Dio prendimi” in dialetto veneto).
I soldi non fanno la felicità, ma se qualcuno mi pagasse l’affitto sarei senza dubbio più felice, FRANCAMENTE. E credo di non essere l’unico.
Secondo questo articolo di Fortune Italia, scritto da Alicia Adamczyk e basato sui dati del Northwestern Mutual’s 2023 Planning & Progress Study, i millennial e la Gen Z arrivano persino a soffrire di depressione a causa dell’ansia finanziaria. Sono il segmento sociale ad aver vissuto il più alto numero di turbolenze globali e finanziarie nel più breve lasso di tempo, rispetto alle generazioni precedenti. Ciò significa che pochi di noi hanno avuto l’opportunità di mettere da parte somme sufficienti da investire nel futuro (come l’acquisto di una casa). Quest’altro articolo de Linkiesta, poi, avvertiva già nel 2021 che “I millennial sono intrappolati in un eterno presente che non assomiglia all’età adulta”. Se hai tra i 28 e i 40 anni, è una lettura utile per poter rispondere ai pranzi in famiglia alle domande: «Perché non ti sposi? Perché non hai/avete figli?» e simili.
Un aspetto su cui non avevo mai riflettuto, invece, è l’influenza che i social esercitano sulla percezione che gli utenti hanno della propria situazione finanziaria. Elle mi sblocca un nuovo concetto battezzato Money Dysmorphia, che deriva dai modelli di ricchezza irraggiungibile (e spesso fasulla) esposti sui social. In sunto, la "dismorfia da denaro" consiste nel provare una sensazione di insicurezza intorno alla propria situazione finanziaria anche quando non ci sarebbero veri motivi per preoccuparsene. Chissà che qualcuno di voi non soffra di questa percezione falsata e ritrovi, a fine articolo, la pace interiore. Ve lo auguro, perché francamente non è il mio caso (sigh).
Come scrivevo sopra, purtroppo in questa newsletter non troverete una soluzione alla questione. Mi auguro però che ci abbiate guadagnato qualche nuovo spunto di riflessione, oltre all’eterno e sempre liberatorio MAL COMUNE MEZZO GAUDIO.
Un sasso alla volta.
Alla prossima <3
Franco
P.s.: A coloro che invece non si rivedono in alcun modo in quest’esperienza dico solo: beati voi. Vi odio. Ma restate connessi che magari le prossime puntate vi riguardano eheh
LIBRI CITATI:
Karinthy F., Viaggio intorno al mio cranio. Rizzoli, 2010
Sacks O., L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello. Adelphi, 2001
McGrath P., Follia. Adelphi, 2012
Moshfegh O., Il mio anno di riposo e oblio. Feltrinelli, 2020
Vuong O., Brevemente risplendiamo sulla terra. La nave di Teseo, 2020
Cameron P., Un giorno questo dolore ti sarà utile. Adelphi, 2010